Vita.
Schelling nacque a Leonberg il 21 gennaio 1775.
A 16 entrò in un seminario teologico e in questa occasione strinse amicizia con
Hegel e ascoltò le lezioni di Fichte. Successivamente ruppe l’amicizia con
Hegel, dal quale era stato attaccato e assistette al suo trionfo, che segnò anche il declino
dell’interesse pubblico nei suoi confronti. Morì il 20 agosto 1854 in svizzera.
Introduzione e influenze alla sua filosofia.
Schelling si trova in una posizione
intermedia tra i due grandi idealisti: Fichte e Hegel e si discosta sia dal
soggettivismo assoluto di Fichte che dal razionalismo assoluto di Hegel.
Mentre la filosofia di Kant è una
filosofia del finito, che si ricollega piuttosto alla corrente illuministica,
quella di Fichte, protratta verso l’infinità dell’io rispecchiava maggiormente
lo spirito romantico dell’epoca. Schelling parte proprio dallo slancio verso
l’infinito di Fichte, ma, nella sua dottrina fonde l’infinità oggettiva, che
non poteva spiegare l’intelligenza e la ragione(ripresa da Spinoza) e
l’infinità soggettiva che non poteva spiegare il mondo naturale (Fichte) in un
Assoluto che non è né oggetto né soggetto, ma il fondamento di entrambi.
L’interesse dominante della sua dottrina
è rivolto alla natura e all’arte, per questo egli criticherà l’idea di Fichte
secondo la quale la natura è soltanto il teatro dell’azione morale, un non io
da dover superare. Egli crede che la natura ha vita, razionalità, valore in se
stessa e pari dignità della soggettività. Deve avere quindi un principio che la
spieghi in tutti i suoi aspetti, e questo principio è insieme soggetto e
oggetto: l’Assoluto.
Da questi preconcetti derivano le due
parti più importanti del pensiero schellinghiano: La filosofia della natura, che
mostra come la natura sia spirito visibile; e la filosofia dello spirito, che
mostra come lo spirito sia natura invisibile.
La filosofia della natura
Egli si ispira alle teorie scientifiche
dell’epoca, soprattutto per quanto riguarda la chimica, l’elettricità e il
magnetismo e parte dal rifiuto dei due tradizionali modelli esplicativi della
natura:
- - Meccanico- scientifico: si trova in difficoltà a spiegare gli
organismi viventi, poiché tutto procede per causa-effetto.
- - Finalismo - teologico: ricorre
all’intervento esterno dal mondo, che ne
compromette l’autonomia.
A questi due modelli egli contrappone il
proprio organicismo finalistico e immanentistico.
- - Organicistico: ogni parte ha senso
solo in relazione al tutto e alle parti
- - Finalismo immanentistico: L’universo
non si riduce a una miracolosa collisione di atomi ma ha una finalità superiore
che non deriva da un intervento esterno ma + interno alla natura stessa.
La natura è dunque un organismo che
organizza se stesso, e dunque necessita di uno spirito che Schelling chiamerà
anima del mondo, inoltre, pur essendo spirito inconscio, la natura, come l’io
Fichtiano necessita di “dualizzarsi” in due principi base: l’attrazione e la
repulsione. Dato che i fenomeni naturali sono effetti di forze:
quando le forze sono in equilibrio,
si hanno i corpi non viventi; quando l’equilibrio viene rotto e ristabilito si
ha il fenomeno chimico; quando la lotta
delle forze è permanente allora si ha la vita.
La natura viene presentata come la
preistoria dello spirito, che come in un processo progressivamente si
smaterializza ed emerge lo spirito.
Schelling inoltre ha definito la sua filosofia
della natura come fisica “speculativa” o “a priori”, espressioni che non
significano che egli abbia voluto costruire un’immagine della natura che
prescinde dall’esperienza (no a priori Kantiano), ma significa che essa procede
sistematicamente; non intende essere una deduzione incurante dell’esperienza,
ma un tentativo di organizzare sistematicamente il materiale offerto dall’esperienza
e dalla scienza. Un procedimento di questo tipo, però, cela il pericolo di una manipolazione
arbitraria dei dati della scienza (critica).
Pur parlando di evoluzione Schelling non può
essere considerato un evoluzionista, in quanto le epoche della natura, non sono
dei gradi temporalmente successivi dell’universo, ma dei momenti ideali e
simultanei della sua eterna dialettica e organizzazione.
La filosofia teoretica o dello spirito- L’idealismo trascendentale
Se nella filosofia della natura, Schelling
parte dall’oggettivo per derivarne il soggettivo, la filosofia trascendentale
parte dal soggettivo per derivarne l’oggettivo, mostrando il graduale farsi
natura dell’intelligenza. Lo scopo della filosofia trascendentale, analogo a
quello affrontato da Fichte, è quello di dedurre l’oggetto dal soggetto,
facendo vedere che i modi di autodeterminazione dello spirito siano identici a
quelli della natura.
Le tre epoche:
Il punto di
partenza della deduzione schellinghiana è l’autocoscienza, ovvero la coscienza
che l’Io ha di se stesso. Tale coscienza ha la forma di un’ intuizione
intellettuale, cioè di un’attività auto creatrice, in virtù della quale l’Io
nel momento in cui intuisce se stesso,produce se stesso.
Tracciando
una sorta di storia filosofica dell’io che mostra come il soggetto prenda
progressivamente coscienza di sé come attività produttrice e come intelligenza
che si autodetermina, Schelling distingue tre “epoche” dell’io:
- - La
prima epoca: procede dalla sensazione (l’Io trova dinnanzi a sé
un dato che lo limita e avverte il suo
sentire solo come un patire, in quanto è ancora materia) all’intuizione
produttiva (l’Io comincia a prendere coscienza della propria attività
che prevede il superamento incessante del limite e si configura come io senziente)
- - La
seconda epoca: procede dall’intuizione produttiva
(l’Io intuisce se stesso ma p ancora immerso negli oggetti) alla riflessione
(l’Io riflettendo su se stesso si eleva a intelligenza)
- - La
terza epoca: procede dalla riflessione alla volontà
(l’Io astraendo dagli oggetti si coglie come intelligenza autodeterminante).
L’arte
Lo spirito e la natura, tuttavia si configurano ancora come due poli distinti. Secondo Schelling l’unico modo per risolvere questo nodo è quello di rintracciare un’attività nella quale si armonizzino completamente spirito e natura, e che quindi si configuri come organo di rivelazione dell’Assoluto: l’Arte.
Nella creazione estetica l’artista risulta in
preda a una forma inconsapevole che lo
ispira e lo entusiasma, facendo si che la sua opera si configuri come la
sintesi di un momento inconscio (=l’ispirazione), e un momento conscio
(=l’esecuzione).
Schelling inoltre osservò come nella creazione estetica
si ripete il mistero stesso della creazione del mondo. Con questa teoria l’arte
assume per la prima volta un