Nell’Universo le stelle non sono mai
isolate, ma fanno parte di sistemi chiamati galassie: in ognuna di esse sono
presenti polveri, gas e miliardi di stelle tenuti insiemi dalla forza di
gravità, in quanto ogni galassia è un sistema auto gravitazionale distante
milioni di anni luce da quelli circostanti.
Tutte le stelle che possiamo vedere
a occhio nudo appartengono alla Via Lattea (galassia di cui fa parte anche il
sistema solare), anche se è possibile riconoscere Andromeda e le Nubi di
Magellano, due piccole galassie che orbitano intorno alla Via Lattea.
In una stessa galassia possono
coesistere stelle in fasi evolutive diverse. Lo spazio fra una stella e l’altra
non è vuoto: si trovano particelle di gas, e polveri cosmiche costituite a
ioni, atomi e molecole che formano il mezzo
interstellare , un sistema caotico in continua evoluzione.
Spesso le galassie sono
sufficientemente vicine da risentire di una reciproca attrazione
gravitazionale: si formano così ammassi
di galassie.
Gruppo Locale: ammasso di galassie di cui fa
parte la Via Lattea insieme a Andromeda, alle Nubi di Magellano e a una ventina
di altre galassie.
Gli ammassi sono spesso organizzati
in sistemi più complessi: i superammassi.
Il Gruppo Locale e l’ammasso della Vergine, ad esempio fanno parte di un unico
superammasso.
I
MOVIMENTI DELLE GALASSIE
Moto di rotazione: intorno al suo nucleo centrale.
Moto di traslazione: insieme alle altre galassie che
fanno parte
dello stesso ammasso. Dato che la loro distanza è relativamente ridotta sono frequenti le così dette collisioni galattiche, che non implicano interazioni tra le stelle, ma coinvolgono solamente il mezzo interstellare. Gli effetti di queste collisioni possono portare le galassie a disgregarsi, deformarsi o fondersi e, nelle zone d’urto possono formarsi anche nuove stelle.
dello stesso ammasso. Dato che la loro distanza è relativamente ridotta sono frequenti le così dette collisioni galattiche, che non implicano interazioni tra le stelle, ma coinvolgono solamente il mezzo interstellare. Gli effetti di queste collisioni possono portare le galassie a disgregarsi, deformarsi o fondersi e, nelle zone d’urto possono formarsi anche nuove stelle.
I movimenti delle galassie sono stati oggetti di
studio in quanto sembrano provare l’esistenza di quello che gli astrofisici
chiamano materia oscura: Si sa,
infatti, che la forza gravitazionale è responsabile del moto, ma il moto di
traslazione di alcune galassie supera i valori previsti applicando la legge
gravitazionale alle masse osservate. Ciò indica che in molti ammassi è presente
una quantità di massa maggiore che non può essere rilevata con strumenti ottici
e che viene chiamata, dunque “materia oscura”. Secondo alcuni astrofisici questa potrebbe
essere composta da stelle poco luminose e di piccola massa, non visibili, da
buchi neri o da particelle prive di carica. Si tratta comunque di ipotesi
LA
CLASSIFICAZIONE DELLE GALASSIE
La classificazione delle galassie si basa su criteri
semplici: la forma e le dimensioni.
-
Galassie
ellittiche: si presentano come chiazze di luce di forma sferica o
ovoidale entro le quali le stelle si distribuiscono in modo abbastanza
regolare. La densità stellare è molto elevata nella regione centrale.
Predominano stelle rosse in fasi di
vita avanzata, la probabilità che si formino nuove stelle è ridotta a causa
dell’assenza di nebulose.
-
Galassie
a spirale: presentano un rigonfiamento al centro circondato da
un alone sferoidale formato da stelle polveri e gas da cui originano bracci a
spirale caratterizzati da grandi quantità di polvere interstellare; si trovano
dunque moltissime stelle in formazione o in stadi giovanili, mentre quelle più
vecchie si trovano nella parte centrale. Vi sono inoltre dei tipi particolari
di galassie a spirale chiamati a “spirale barrata” nelle quali i bracci partono
da una sorta di barra che attraversa il nucleo.
-
Galassie
irregolari:non sono dotate di forma geometricamente definita e
sono poco frequenti. In esse sono presenti stelle molto giovani e nubi, polveri
e gas. A questo si deve un’intensa attività di formazione di nuove stelle.
Galassie
attive: indipendentemente dalla forma le galassie attive sono
quelle che emettono radiazioni in quantità anomale rispetto alle normali
galassie. Si pensa che in queste si verifichino particolari fenomeni esplosivi
e turbolenti che, secondo molti studiosi dipendono dalla presenza al centro di
un enorme buco nero che spiegherebbe l’emissione di energia.
Tra le galassie attive si includono:
-
Radiogalassie:
emettono radiazioni molto intense nel campo delle onde radio (Galassie di
Seyfert)
-
Quasar:
sono corpi così brillanti da sembrare
oggetti stellari ordinari, in realtà non si tratta di stelle ma di oggetti
estremamente luminosi situati ai limiti dell’Universo osservabile. Poiché sono
visibili in cielo nonostante l’elevatissima distanza, si deduce che abbiano una
luminosità enorme e di natura sconosciuta. Il loro studio è importante in
quanto permettono di indagare sulla struttura dell’Universo primordiale,
infatti, la luce che ci giunge da questi corpi risale a miliardi di anni fa.
LA
VIA LATTEA
La Via Lattea è una galassia a spirale con diversi
bracci, contiene oltre 100 miliardi di stelle che si trovano principalmente
nella zona centrale detta nucleo
galattico in cui, scarseggiano polveri e gas ed è quindi composto da stelle
abbastanza vecchie. Forse al centro del nucleo si trova un buco nero di massa
enorme.
Oltre il nucleo si estende il disco galattico dal quale partono alcuni bracci in cui invece sono
presenti numerose nebulose, tra i quali il braccio
di Orione, dove si trova il Sistema Solare. Intorno al disco inoltre si
osserva un alone quasi sferico
costituito da stelle vecchie raggruppate in ammassi.
Nella Via Lattea le stelle si muovono intorno al nucleo
galattico, ciascuna sulla propria orbita con velocità variabile; anche il Sole
con il Sistema Solare si muove alla velocità di circa 250 km/s e completa un
giro in circa 200 milioni di anni.
Il Sole si
trova in una posizione periferica, nel braccio di Orione, in cui la densità
stellare è molto bassa, e questo è fattore di garanzia e stabilità perché
l’area che lo circonda è relativamente vuota e quindi il sistema solare si
trova protetto da collisioni, esplosioni di supernovae ed eventi catastrofici,
inoltre questa regione è ricca di elementi chimici pesanti che non sono
presenti nelle regioni più esterni della Galassia.
GLI
AMMASSI STELLARI
Sono insiemi di stelle generati da una stessa nube che
si muovono in modo solidale.
-
Ammassi
aperti: hanno forma irregolare, contengono da poche decine a
qualche migliaio di stelle, abbondano di materia interstellare e vi si trovano
stelle giovani di seconda generazione che presentano un’elevata, metallicità.
Probabilmente si sono formati
quando la Galassia si era già arricchiti di elementi pesanti prodotte da stelle
vecchie localizzate nell’alone. Tra questi vi sono: Le Pleiadi, le Iadi e il
Presepe
-
Ammassi
globulari: hanno forma sferica, hanno un’elevata densità stellare,
ma scarsa materia interstellare, per questo motivo non presentano stelle della
sequenza principale, ma giganti rosse e stelle della prima generazione.
Probabilmente si sono formati in
una fase primordiale della storia della galassia, per questo motivo le loro
stelle contengono principalmente idrogeno.
IL
RED SHIFT DELLE GALASSIE
Anche le galassie, come le stelle, producono spettri a
righe. Si è osservato, però che queste sono sempre spostate verso il rosso;
questo fenomeno, detto red shift indica che le galassie si stanno allontanando
dalla nostra Galassia. (scoperto da Hubble)
Moto
di recessione: il movimento di allontanamento delle altre galassie
dalla nostra, la velocità di recessione è uguale a v=Hd (H: costante di Hubble – d: distanza
dalla terra).
Questa osservazione ha delle implicazioni
importantissime, in quanto dimostrano che le dimensioni dell’Universo stanno
aumentando costantemente (costante di Hubble); le galassie infatti non si
espandono occupando regioni dello spazio preesistenti e vuote ma è lo spazio
stesso che si espande trascinando le galassie nel suo movimento.
LE
IPOTESI COSMOLOGICHE
La scoperta dell’espansione dell’Universo fu una vera
e propria rivoluzione, infatti, immaginando di percorrere a ritroso il cammino
che le galassie hanno compiuto nel tempo, arriveremo a un istante in cui erano
vicine una all’altra e compressa in uno spazio ridottissimo. Utilizzando la
costante di Hubble è possibile stabilire approssimativamente quando ebbe inizio
l’espansione dell’Universo ed è quindi possibile stimarne l’età, che è di circa 15-20 miliardi
di anni.
Cosmologia: è
la scienza che studia l’origine e l’evoluzione dell’Universo; è del tutto
particolare in quanto non è possibile verificare l’esattezza di una qualsiasi
ipotesi attraverso esperimenti.
Modello
dello stato stazionario: è poco appoggiato in quanto viola
il principio di conservazione della massa e dell’energia, affermando che
l’universo non cambia nel tempo ma in esso si crea lentamente e continuamente
nuova materia; nuove galassie quindi andrebbero a sostituire quelle che si sono
allontanate.
Modello
del big bang: secondo cui l’universo è nato in seguito a
un’esplosione a partire da una singolarità cioè uno stato iniziale di densità e
temperatura infinita.
Il momento in cui si è originato l’universo è detto
tempo zero circa 15-20 miliardi di anni fa. I cosmologi sono riusciti a
ricostruire in modo abbastanza attendibile la storia dell’universo a partire da
10-43s dopo il tempo zero. È invece impossibile sapere cosa sia
accaduto tra 0 e 1043 s,
denominato era di Plank, perché l’universo era un sistema che non può essere
descritto con leggi fisiche dato che aveva dimensioni e temperatura
infinitesimali e le forze fondamentali (gravitazionale, elettromagnetica, di
interazione nucleare debole e forte) erano unificate in una sola “superforza”.
Successivamente al tempo di Plank l’universo cominciò
a espandersi a velocità elevatissima e cominciarono a formarsi le prime
particelle di materia mentre la densità e la temperatura diminuivano.
Segue la fase di nucleosintesi in cui iniziarono
le prime reazioni di fusione nucleare tra protoni, e si formarono nuclei
atomici di elio e deuterio. Soltanto 4 minuti dopo il big bang, però,
l’universo divenne troppo freddo per poter innescare nuove reazioni di fusione
nucleare ma troppo elevate per permettere la formazione di atomi.
Per 300.000 di
anni l’Universo continuò la sua espansione e quando la temperatura scese a
circa 3000K fu possibile la formazione
di atomi per aggregazione di nuclei e elettroni e l ‘universo che in precedenza
era opaco perché i fotoni venivano continuamente assorbiti e riemessi dagli
elettroni nel plasma, divenne trasparente e le radiazioni luminose iniziarono a muoversi liberamente
percorrendo lunghi tragitti. Cominciarono a formarsi le nebulose di gas e
nacquero le prime protogalassie.
Le prove della validità della teoria del big bang:
-
La
prima prova: è il moto di
recessione delle galassie.
-
La
seconda prova: è l’analisi delle percentuali di idrogeno
nell’Universo attuale, infatti la materia appare costituita per il 75% di
idrogeno e il 25% di elio. Se non si fosse verificato il big bang, tutto l’elio
attualmente presente nell’universo deriverebbe dalle reazioni di fusione
nucleare avvenute nelle stelle; ma la quantità di elio rilevata risulta troppo
elevata e uniforme ovunque, e ciò è in accordo con l’ipotesi che si sia formato
nell’universo primordiale prima della nascita delle stelle e delle galassie.
-
La
terza prova: è l’esistenza della cosiddetta radiazione cosmica di
fondo, scoperta da Penzias e Wilson i quali, intenti a misurare l’intensità
delle onde radio emesse dalla nostra Galassia per eliminare i rumori di fondo
che potevano impedire una corretta analisi di altri segnali radio, captarono un
rumore persistente. Pensarono inizialmente che fosse dovuto a un difetto
dell’apparecchiatura o alla presenza di sorgenti locali di onde radio; ma col
tempo si accorsero che il rumore proveniva uniformemente da tutte le direzioni
del cielo e che si manteneva sempre costante. Si trattava in realtà di
radiazioni elettromagnetiche a bassa energia e avanzarono l’ipotesi che si
trattasse di una radiazione fossile residua del big bang. Successivamente venne
scoperto dagli studiosi della NASA che la radiazione mostrava delle leggere
variazioni nelle diverse direzioni, dimostrando che la distribuzione della materia nell’Universo primordiale non
era omogenea e proprio queste fluttuazioni permisero la formazione delle
galassie.
Dal punto di vista teorico gli scenari futuri
possibili dell’Universo potrebbero essere tre e dipendono dalla sua densità:
- - Se
la densità dell’Universo è sufficiente per generare una forza gravitazionale in
grado di fermare la spinta all’espansione:
l’universo ricadrà su se stesso in un gigantesco collasso detto big crunch e
non è possibile prevedere cosa avverrà dopo il collasso. (Universo chiuso)
- - Se
la densità dell’Universo non genera una forza gravitazionale sufficiente per
fermare l’espansione: le galassie continueranno a
allontanarsi, le stelle si esauriranno fino a spegnersi. L’universo diventerà
sempre più freddo e vuoto. (Universo aperto)
- - Se
la forza gravitazionale non sarà sufficiente per causare una contrazione ma
riuscirà a contrastare l’espansione: si avrà un
Universo piatto.
Per capire quale dei tre modelli si avvicina
maggiormente è essenziale riuscire a determinare l’intensità della forza
gravitazionale o misurando il red shift delle galassie e osservare se
l’espansione gradualmente rallenta, oppure cercando di stimare la densità
dell’Universo (impossibile perché non lo si conosce tutto e esiste anche la materia oscura che non è
conoscibile).