LA
VITA
Torquato Tasso nacque a Sorrento l’11 Marzo
del 1544, in una nobile famiglia bergamasca. In gioventù si trasferì con il
padre ad Urbino, dove entrò in contatto con l’ambiente cortigiano che assumerà
un ruolo importante nella sua esistenza. Successivamente si trasferì a Venezia,
dove iniziò un poema epico sulla prima crociata “il Gierusalemme”, che fu
interrotto, a Padova, dove studiò diritto, filosofia e letteratura e compose il
“Rinaldo” e alcune rime d’amore ed entrò in contatto con l’Accademia degli
Infiammati e degli Eterei.
Si trasferì successivamente a Ferrara,la cui
corte era una delle più splendide d’Italia in cui trascorse gli anni più sereni
e fecondi dal punto di vista creativo. La corte ferrarese, che aveva ospitato
Ariosto e Boiardo, era una grande amante della letteratura cavalleresca e
sicuramente questo spinse Tasso a lavorare al poema epico sulla crociata che
aveva iniziato in gioventù. Nel frattempo compose anche un dramma pastorale:
l’Aminta.
Completato il poema, Tasso ne era insoddisfatto e tormentato dall
scrupolo di renderlo aderente ai canoni letterari e religiosi del tempo, per
questo lo sottopose al giudizio di autorevoli letterati, i quali mossero delle
pesanti critiche, che spinsero Tasso a modificare il poema e renderlo conforme
alle regole. Agli scrupoli letterari si affiancano quelli religiosi, tanto che
egli decise di sottoporsi spontaneamente all’Inquisizione di Ferrara, dalla
quale fu assolto.
In questo periodo possiamo notare gli inizi di
alcuni comportamenti che predomineranno
metà della vita di Tasso: egli iniziò ad avere manie di persecuzione,
tanto che un giorno, ritenendosi spiato da un servo gli scagliò contro un
coltello e per questo motivo venne
rinchiuso in un convento, dal quale fuggì e presentò alla sorella, alla
quale, sotto mentite spoglie annunciò la propria morte per osservare la sua
reazione.
Tornò a Ferrara e non trovando l’accoglienza
che si aspettava diede in escandescenze e per questo motivo fu rinchiuso
nell’ospedale di Sant’Anna, in cui rimase per sette anni e scrisse molte rime e
dialoghi. In questo periodo, però, i suoi disturbi psichici si aggravarono ed
era turbato dal incubi e allucinazioni.
Il duca Alfonso era ostinato a tenerlo
prigioniero nell ospedale poiché era già in contrasto con le autorità
ecclesiastiche che rivendicavano il possesso di Ferrara e la presenza del poeta
avrebbe potuto aggravare la sua posizione di rivalità con la chiesa.
Negli anni in cui il poeta era rinchiuso a
Sant’Anna, la “Gerusalemme” fu pubblicata senza il suo assenzo, in un edizione
incompleta e scorretta e per questo motivo si dedicò alla revisione del poema
che venne poi pubblicata con il nome di “Gerusalemme conquistata”.
La prigionia si concluse nel 1586, quando il
duca Vincenzo Gonzaga di Mantova chiese la sua custodia, ma la sua
irrequietezza non gli consentì di rimanere a lungo a Mantova. Ricevette
l’incoronazione poetica a Roma nel 1594, ma morì nell’aprile del 1595.
Tasso incarna la figura del poeta cortigiano
del Cinquecento, la sua vita infatti si svolge interamente nell’ambito della
corte ed afferma che solo nella corte il poeta possa consacrare la sua fama,
poiché solo in essa si trova il pubblico capace di apprezzare la sua poesia.
Tuttavia in Tasso vi sono delle profonde contraddizioni: da un lato egli
celebra la corte ma prova anche una segreta avversione che si manifestano nel
suo irrequieto vagabondare da una corte a un’altra.
L’EPISTOLARIO
Le lettere che ci sono pervenute riflettono la
tormentata e conflittuale vicenda interiore di Tasso, anche se l’esperienza
vissuta, come nel Petrarca, è filtrata attraverso dei moduli letterari. Il tema
centrale è la corte, intesa non solo come luogo fisico, ma anche come realtà
culturale e morale. Sotto il velo culturale, comunque, si fa strada la
sofferenza del poeta e la sua condizione di bisogno e mancanza che si manifesta
in una supplica insistente a principi e signori.
Accanto a queste tematiche abbiamo anche
quella religiosa: egli vede la religione come un bisogno di certezze e
conforto.
Abbiamo però anche delle lettere di grande
lucidità, che mettono in risalto la sua coscienza di letterato.
IL
RINALDO
Tasso compose il “Rinaldo” all’età di 18 anni.
Narra la giovinezza del paladino e le sue imprese d’armi e d’amori. Nella
prefazione Tasso afferma di voler imitare gli antichi e i moderni e rifiuta la
molteplicità dei personaggi e azioni, concentrandosi su un unico protagonista e
assumendo un tono serio e elevato in cui manca il gioco ironico tipico di
Ariosto. (Gerusalemme liberata).
Si tratta di un opera dai forti risvolti
autobiografici, nell eroe infatti Tasso rispecchia se stesso e il sogno di
amore e gloria.
LE
RIME
La composizione delle rime abbraccià l’intera
attività del poeta.
-PRIMA
PARTE DELLE RIME: rime amorose che riprendono la
tradizione e soprattutto Petrarca dal punto di vista linguistico. Molto
presenti sono le metafore e le ricche descrizioni che propongono immagini
pittoriche dall elevato gusto cromatico. I temi sono convenzionali e le
immagini femminili tendono a confrontarsi con la natura e quest ultima a volte
assume una fisionomia femminile.
-SECONDA
PARTE DELLE RIME:
soprattutto encomiastiche, riprendono la lirica classica del greco
Pindaro e del latino Orazio. In queste compaiono accenti più sofferti e
autobiografici, e riflessioni sulla fugacità del tempo e sulla morte. I signori vengono visti come coloro che possono offrire rifugio, sicurezza
e consolazione al poeta.
-LIRICHE
SACRE: hanno accenti meno profondi e oscillano tra
un’ornamentazione lussuosa e la riflessione sulla precarietà e vanità delle
cose e sul peccato. Si collocano nella sfera etica e autobiografica.
L’AMINTA
E’un testo drammatico che si colloca nel
genere della favola pastorale che è diverso dalla commedia e dalla tragedia
poiché:
-
Non presenta situazioni comiche
collocate in un contesto cittadino realistico, ma temi seri ambientati in un
mondo favoloso
-
Non raggiunge un tono elevato e si
conclude con il lieto fine.
E’ un testo fondato sul dialogo, infatti
nessuno degli episodi si svolge sulla scena ma vengono narrati dai personaggi.
Questi sono facilmente riconoscibili in
personaggi della corte ferraresi, Tasso stesso si nelle vesti di Tirsi.
Anche in quest’opera possiamo notare
l’ambivalenza di tasso nei confronti della corte: da un lato celebra la vita di
corte e dall’altro rivela una critica per i suoi ideali, ipocrisie e rancori,
che si traduce in un bisogno di sentimenti spontanei a contatto con la natura
(Gerusalemme).
Lo stile è, secondo le leggi del genere
pastorale, semplice scorrevole e facile, ricco di descrizioni.
IL
RE TORRISMONDO
Tragedia che si svolge in modo inusuale nei
paesi nordici e riprendono il motivo classico dell’incesto (Torrismondo-
Alvida-Germondo).
Questa tragedia rappresenta la vanità di ogni
speranza di fronte alla morte e al nulla. La lingua è abbastanza irregolare,
ricca di esclamazioni e interrogazioni.
I
DIALOGHI
Negli anni della prigionia a Sant’Anna, Tasso
si dedicò alla composizione dei “Dialoghi”; componimenti che egli definisce intermedi tra la poesia e la
filosofia. Gli argomenti oscillano tra il carattere moralistico e quello
mondano e vi è una forte componente religiosa.
Egli scrive 28 dialoghi il cui intento è
quello di offrire un immagine nobile di se, delle proprie doti di intellettuale
e della propria cultura.
I più famosi dialoghi sono:
-IL
MESSAGGERO: viene riferito il colloquio con uno
spirito che gli apparve a Sant’Anna
-IL
PADRE DI FAMIGLIA:
descrive un viandante che in una notte di tempesta trova rifugio in una
dimora di campagna. Alla descrizione della notte tempestosa, che rappresenta l
angoscia di una vita precaria, all interno accogliente della casa di campagna,
che rappresenta il bisogno di trovare un rifugio sicuro e protettivo. In quest
opera inoltre la famiglia viene vista come la sede dell’equilibrio e della
saggezza in cui è possibile vivere serenamente.
ULTIME
OPERE
-IL MONTE
OLIVETO: Poema in ottave encomiastico rimasto
incompiuto. Il tema principale è la fuga dal mondo e la solitudine che è vista
come un rifugio in cui il poeta può trovare riposo. Riprende il tema edonistico
poiché esalta l’abbandono dei sensi alla natura.
-LE
LACRIME DI MARIA VERGINE – LE LACRIME DI GESU’
-LE
SETTE GIORNATE DEL MONDO CREATO: Poema in
endecasillabi che descrive la creazione del mondo.
LA
GERUSALEMME LIBERATA
Durante la prigionia a Sant’Anna circolavano
copie manoscritte dell’opera, non autorizzate. In risposta l’autore decise di
dare alle stampe integralmente il poema con il titolo di “Gerusalemme
liberata”.
Tasso accompagnò costantemente la creazione
poetica con la riflessione teoria, e per questo motivo in contemporanea al suo
capolavoro pubblicò i
-“Discorsi
dell arte poetica e in particolare del poema eroico”.
In questi affermava (rifacendosi a Aristotele)
che la storiografia tratta del vero,
mentre la poesia deve trattare del verosimile, cioè di ciò che sarebbe potuto
accadere; ma per distinguersi dalla poesia, deve riservarsi un margine di finzione.
Afferma inoltre che i compiti morali e
pedagogici devono essere affiancati al diletto finalizzato all’utile, e questo
è assicurato dal meraviglioso. Tasso respinge il meraviglioso fiabesco poiché
comprometterebbe il verisimile, e introduce il meraviglioso cristiano
(interventi di Dio, angeli e demoni).
Tasso inoltre respinge il modello ariostesco
caratterizzato dalla molteplicità delle
azioni tra loro intrecciate che comprometterebbero il principio dell UNITA’
DELL’OPERA. Affermava che il poema deve essere vario ma il tutto deve essere
legato in una struttura unitaria.
Tratta anche il problema dello stile che deve
essere sublime, usare parole lontane dall’uso comune e caratterizzato da lunghi
periodi, pause all interno del verso e enjambement.
L’ARGOMENTO
La materia + storica e garantisce la
verosimiglianza. Largomento è la prima crociata, evento scelto strategicamente
poiché è abbastanza lontana nel tempo per consentire al poeta liberta nell
invenzione, ma anche abbastanza vicina da interessare un pubblico moderno. La
necessità di una nuova crociata infatti era un argomento di estrema attualità
in seguito all avanzata dei Turchi nel Mediterraneo nel secondo ‘500.
Lontano dal genere romanzesco Tasso guarda al
modello dei poemi classici (Iliade e Eneide).
Il fine è quello didascalico e pedagogico.
A differenza dei classici romanzi
cavallereschi, caratterizzati da una pluralità di eroi e azioni che sembravano
poter continuare all infinito, Tasso mira a una rigorosa unità, per cui la
materia è varia, ma vi è un’azione unica: l’assedio di Gerusalemme e la
conquista del Santo Sepolcro, e vi è un eroe centrale, Goffredo.
IL PROGETTO
Con il suo poema Tasso vuole presentarsi come
perfetto poeta cristiano e vuole dare un perfetto poema cristiano secondo i
canoni controriformistici, ma anche il perfetto poema epico in obbedienza all
autorità di Aristotele.
REALTA’
La realtà effettiva però è molto più
complessa,, si manifestano infatti diverse ambivalenze che vanno a contribuire
al BIFONTRISMO del Tasso:
-
Ambivalenza nei confronti della
corte: da un lato ne contempla la maestà e dall latro
ne critica i confilitti e le finzioni. Per questo motivo si rifugia spesso ne
ammirazione idillica di un mondo di pastori conforme solo alla natura, libero e
semplice (Aminta), ne è un esempio l’episodio di Erminia che decide di cercare rifugio nella vita naturale
presentatagli da un pastore.
-
Comportamento degli eroi: l intento di costruire un opera moraleggiante che esalti il sacrificio
dei guerrieri in nome della religione, è in contrasto con comportamento degli
eroi che sopraffatti dall amore e dal piacere dei sensi abbandonano il loro
obbiettivo. L’amore è anche visto come sofferenza, (amori impossibili) e
considerato patetico. L amore quindi compromette il clima epico poiché
impedisce ai crociati di svolgere i loro
compiti. Ne risulta una poesia lontana dall ispirazione moraleggiante ed eroica
e più soggettiva e autobiografica.
-
La concezione della guerra: da un lato vi è l’esaltazione
della guerra come manifestazione di eroismo, dall altro questa viene considerata
come qualcosa di atroce e disumano (differenza Ariosto: compiacimento).
-
Religione: da un lato celebra la maestà della religione, dall altro contrappone
una religiosità più sofferta che si manifesta nell’avvertimento della
precarietà dell esistenza e nell attrazione per il magico e il demoniaco.
-
Scontro tra cristiani e pagani:
Non si tratta in realtà di uno scontra tra due
religioni e due culture diverse (musulmani-cristiani), i pagani infatti
rappresentano la visione laica che si rifà a valori rinascimentali. Contro Dio,
infatti, non si colloca Maometto, ma Satana:
i valori rinascimentali sono visti come prodotti di forze
demoniache. Gli eroi cedendo ai loro
impulsi si collocano nel campo della paganità.
-
Unità: All’unità si
contrappone un triplice scontro: cielo-inferno,
cristiani-pagani,
capitano-compagni. L’unità, però è resa da Goffredo, il quale incarna il
codice culturale del contro riformismo.
-
Simpatie: E’ evidente una simpatia da parte di Tasso per i nemici: questi infatti
sono artisticamente più ricchi, descritti in modo più dettagliato rispetto ai
religiosi , meno vivi poeticamente. Tasso sente l’attrazione per ciò che fuori
dall universo totalizzante della Controriforma e in esso proietta tutti i
valori rinascimentali che stavano andando perduti.
-
Punto di vista: è interna e continuamente
mobile, vi è uno scambio di prospettive tra la città vista dal campo cristiano
e il campo cristiano visto dalla città. e’ ammesso conoscere i pensieri e i
sentimenti degli eroi pagani (questo accentua una certa simpatia per i nemici
da parte del Tasso).
-
Spazio: si intersecano
spazio orizzontale(scontro tra cristiani e pagani) e spazio verticale(tra cielo
e inferno), questa contrapposizione si traduce in opposizione di valori, tra
bene e male, tra molteplice e uno. Lo spazio è ristretto ed è proiezione dell
unità. A questo si contrappongono diei luoghi centrifughi, verso cui si
dirigono i personaggi spinti dal desiderio individuale (Erminia->campagna
pastorale).
-
Il tempo: vi è una certa linearità
temporale e si trovano soltanto brevi flashback.
-
Lo stile: vi è un fitto uso di figure retoriche: iperboli, metafore, paragoni,
similitudini.
Il lessico utilizza parole
inconsuete e lontane dall uso comune.
La sintassi è caratterizzata
da periodi lunghi e complessi, inversioni e enjambements.
Il bifrontismo: magnifico e sublime – ricerca di suggestività
e cadenze musicali.
Vi è un utilizzo di aggettivi
poiché questi rappresentano a soggettività in contrasto con l oggettività.
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