Vita
Francesco Guicciardini nacque nel 1483 a
Firenze dove intraprese i primi studi di diritto, proseguiti poi a Ferrara e a
Padova, che si conclusero con una laurea in diritto civile e l’inizio della
carriera da avvocato. In questo periodo sposa, più per interesse politico che
per amore Maria Salviati, attratto soprattutto dal prestigio dei suoi
familiari. In seguito al matrimonio intraprese una carriera politica rapida e
prestigiosa: fu incaricato come ambasciatore in Spagna, fu eletto, dai Medici,
a governatore di Modena, Reggio e Parma, e come commissario generale dell’
esercito pontificio alleato con Carlo V e contro i francesi. Le sue grandi doti
diplomatiche si dimostrarono proprio durante quest’ultima esperienza, durante
la quale favorì un’alleanza fra gli Stati italiani e la Francia, in modo da
poter difendere l’indipendenza dell’Italia
dall’avanzata Spagnola. Questa lega, chiamata “lega di cognac”, fu però
presto sconfitta , Roma e altre città italiane vennero saccheggiate, e
Guicciardini decise di rifugiarsi nella sua villa di Finocchietto, e
successivamente nella villa di Arcetri, dove trascorse gli ultimi anni della
sua vita e si dedicò alla stesura delle sue più importanti opere, avvalendosi
di quell’esperienza politica accumulata durante questi anni.
Pensiero
Guicciardini critica la concezione della
storia di Machiavelli e afferma che i suoi ragionamenti
sono infondati e arbitrari, egli afferma che la storia romana non conserva nessun valore esemplare, dunque l’uomo non ha strumenti sicuri per prevedere o conoscere la realtà sottoposta all andamento alterno della fortuna,ma può soltanto tentare con la propria “discrezione”, derivata dall’esperienza. Questo lo porta all’elogio del “particolare” cioè dell interesse personale come criterio per individuare ciò che è giusto fare in una determinata situazione. Elogio dell’ostinazione prodotta dalla fede e critica della corruzione dell’ istituzione ecclesiastica.
sono infondati e arbitrari, egli afferma che la storia romana non conserva nessun valore esemplare, dunque l’uomo non ha strumenti sicuri per prevedere o conoscere la realtà sottoposta all andamento alterno della fortuna,ma può soltanto tentare con la propria “discrezione”, derivata dall’esperienza. Questo lo porta all’elogio del “particolare” cioè dell interesse personale come criterio per individuare ciò che è giusto fare in una determinata situazione. Elogio dell’ostinazione prodotta dalla fede e critica della corruzione dell’ istituzione ecclesiastica.
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