Galileo Galilei nacque a Pisa nel
1564 da una nobile famiglia fiorentina.
Da giovane studiò inizialmente nel
convento fiorentino di Santa Maria di Vallombrosa e successivamente
all’università di Pisa; in questi anni si dedicò soprattutto alla critica
letteraria, partecipando alla polemica apertasi tra i sostenitori del poema
cavalleresco di Ariosto e il poema eroico di Tasso, e si dedicò soprattutto
agli studi scientifici: matematica medicina e filosofia naturale. Dopo aver
abbandonato l’università, senza aver concluso alcun corso regolare, vi rientrò
come docente di matematica.
Il periodo migliore della sua vita,
come egli stesso affermò però, fu il periodo trascorso all’Università di
Padova.
Si trasferì successivamente a
Firenze poté dedicarsi interamente alla ricerca scientifica, poiché venne
assunto come matematico e filosofo del granduca di Toscana e, grazie al
perfezionamento del cannocchiale, effettuò alcune delle più sconvolgenti
scoperte: I satelliti di Giove, le irregolarità della superficie lunare e le
fasi di Venere; a causa delle quali entrò in conflitto con molti esponenti
della Chiesa, preoccupati delle
ripercussioni che queste avrebbero avuto in ambito teologico.
Nel 1615 fu denunciato
all’Inquisizione per la teoria eliocentrica, che fu condannata insieme
all’opera di Copernico, e egli decise di sottomettersi al suo volere pur di evitare la condanna.
all’opera di Copernico, e egli decise di sottomettersi al suo volere pur di evitare la condanna.
Dopo l’elezione di papa Urbano VIII,
uomo di mente aperta, Galilei concluse il
“Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, il pontefice però lasciò
che i Gesuiti lo condannassero e nel 1633, nuovamente davanti all’Inquisizione,
abiurò le proprie tesi per evitare la condanna.
Trascorse gli ultimi anni della sua
vita segregato forzatamente nella propria dimora, indebolito dall’età, dalla
cecità e dalla morte della figlia Virginia. Morì nel 1642.
LE SCOPERTE PIU’ RILEVANTI
L’evoluzione del pensiero scientifico
galileiano parte dalle opere di Euclide e Archimede.
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La prima ricerca fu una relazione
sulla bi lancetta idrostatica, ideata per determinare il peso specifico e la
densità dei metalli nell’aria e nell’acqua.
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Scoprì l’isocronismo del pendolo:
proprietà delle piccole oscillazioni di avere uguale durata temporale indipendentemente
dalla loro ampiezza.
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Formulò la teoria della caduta dei
gravi.
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Inventò il compasso geometrico
militare, il cannocchiale e il microscopio.
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Scoprì i satelliti di Giove, con
l’appoggio dell’astronomo tedesco Keplero.
-
Compose i “Discorsi e dimostrazioni
intorno a due nuove scienze” che getta le basi su cui si svilupperanno la
fisica e la scienza moderne: dimostra il principio di inerzia e le leggi del
moto accelerato di un corpo,evidenzia che la matematica può essere applicata
allo studio di qualunque fenomeno naturale e afferma che i fenomeni fisici
terrestri e celesti sono sottoposti alle stesse leggi e alle stesse verifiche
sperimentali.
IL
METODO GALILEIANO
Il
metodo che galilei applicò nelle sue ricerche rappresenta un radicale
passo verso la modernità; egli affermava che la natura era un libro scritto in
caratteri matematici (metafora) e il processo per studiarlo era basato sulle
1.
“sensate esperienze”
2.
Trascrizione in termini
scientifici.
3.
Elaborazione di una tesi in
conformità a una “dimostrazione matematica”.
4.
Esperimento che confermi la tesi.
LE EPISTOLE
Per difendere le sue tesi Galilei
intraprese diverse corrispondenze epistolari (lettere copernicane) con allievi,
scienziati e nobili. Tra i destinatari ricordiamo Benedetto Castelli e Cristina
di Lorena.
Egli non le concepì come una
corrispondenza privata, ma come occasioni per una pubblica difesa delle sue
idee.
IL SAGGIATORE
La comparsa di tre comete nel 1618
fu l’occasione di uno scontro con i Gesuiti, che si risolse in modo favorevole
per Galilei con “Il Saggiatore”: un’epistola scientifica con cui lo scienziato
rispondeva alla “Libra” scritta dal padre gesuita Orazio Grassi sulla natura
delle comete.
In quest’opera Galilei afferma che
lo scienziato nelle sue indagini deve attenersi all’esperienza derivata
soltanto da dati sperimentali, sulla base delle qualità oggettive delle cose e
non soggettive.
Per quanto riguarda la struttura,
l’opera è caratterizzata dall’inserimento di una favola che la rende più
gradevole alla lettura e di parecchi citazioni letterali della “Libra”, in
questo modo Galilei riesce a creare quasi un dialogo, contrapponendo le due
teorie e dimostrando la validità della propria.
DIALOGO SOPRA I DUE MASSIMI SISTEMI DEL MONDO
E’ l’opera più importante scritta
dallo scienziato, che ottenne l’autorizzazione alla pubblicazione dal pontefice
Urbano VIII,come teorie astratte.
Si tratta di un dialogo suddiviso in
quattro giornate e ambientato a Venezia, che era il centro della vivacità
culturale e della libertà di pensiero.
Gli interlocutori sono delineati
come personaggi con una personalità ben definita, si tratta di:
. Salviati: nobile fiorentino
che sostiene la teoria copernicana.
. Simplicio: difende le dottrine aristoteliche.
. Sagredo: che media tra i due
Il lettore è spinto a identificarsi
con Saegredo e sollecitato da ragioni razionali e emotive, a schierarsi dalla
parte di Salviati. Per quanto riguarda Simplicio, questo non viene mai
ridicolizzato da Galilei, ma rappresenta un vizio della natura umana: la paura
di crescere e affrontare l’ignoto, la difficoltà di cambiare delle abitudini di
vita e di pensiero secolari, di “rifare i cervelli”, come afferma lo stesso
autore.
Per quanto riguarda lo stile Galilei
non si rifà a nessun modello. Mentre la lingua in uso nella trattatistica
scientifica era il latino, scrive in volgare per rendere comprensibile a tutti
le sue tesi, donando all’italiano la dignità fino ad allora destinata al
latino.
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