giovedì 29 gennaio 2015

Giosuè Carducci - Vita - Opere - Pensiero

VITA
Giosuè Carducci nacque nel 1835 a Valdicastello, in Versilia da famiglia medio borghese. Trascorse l’infanzia libero a contatto con una natura affine al proprio carattere, che fu poi oggetto di nostalgia e di mitizzazione poetica. Si laureò in lettere e iniziò la carriera di insegnante.
Ricevette la cattedra di letteratura italiana a Bologna, condusse la vita del professore e dello studioso, tra l’insegnamento e la ricerca. Partecipò alla vita culturale del tempo, ottenne il premio Nobel per la poesia nel 1906 e morì l’anno successivo.

IDEOLOGIA
Cresciuto in un atmosfera familiare patriottica, fu inizialmente di idee accesamente democratiche e repubblicane, influenzato dal padre: seguì con entusiasmo le vicende risorgimentali, subendo però un’amara delusione del processo unitario che ha portato al trionfo del compromesso monarchico e della Destra storica. Nei confronti del nuovo governo, assunse atteggiamenti di opposizione poiché la sua attività non rispondeva agli ideali risorgimentali: si scagliò contro la rinuncia a conquistare Roma, in mano al Papa, contro gli interventi dell’esercito per bloccare Garibaldi e contro la classe politica.
Polemizzò anche contro la religione cristiana in nome di una concezione della vita pagana e classica, presentandola come un residuo dell’oscurantismo medievale, ormai sconfitto dalla ragione, dalla scienza e dal progresso.
Fu vicino al positivismo, e nella maturità venne gradualmente a moderare le sue posizioni, avvicinandosi alla monarchia. Il suo acceso patriottismo e il suo populismo si trasformarono e divennero per lui lo strumento di imprese nazionalistiche e arrivò a riconoscere il valore del cristianesimo.
un’evoluzione subì anche il suo gusto letterario: negli anni giovanili ebbe delle posizioni violentemente anti-romantiche, tanto da dichiararsi “scudiero dei classici”; soprattutto si scagliò contro il romanticismo sentimentale e il romanticismo di Manzoni debole e rassegnato; disdegno anche i generi popolari prediletti dai romantici, soprattutto il romanzo, rivolgendosi alla lirica. È necessario sottolineare, che inizialmente Carducci conosceva solamente il romanticismo italiano, diverso da quello europeo. Soltanto in età più matura ampliò la sua cultura romantica, prediligendo autori dal forte impegno civile come Hugo. Più avanti con l’affievolirsi dell’impeto polemico si sostituisce all’aspra invettiva e al forte impegno civile il ripiegamento intimo, l’analisi di momenti di sconforto di tedio esistenziale e compaiono anche tendenze evasive.
Secondo la critica tradizionale Carducci è visto come un poeta sano immune alla malattia romantico ispirato da una visione serena e forte della vita; ma una critica più approfondita mette in evidenza come in realtà egli fosse un poeta tardo-romantico per nulla immune alla malattia, che si aggrappa ad un sogno di sanità classica, per esorcizzare le inquietudini che lo assillano; quindi il mondo antico è assunto come un evasione. Rispetto alla tradizione romantica però la sua poesia può essere considerata provincialmente limitata, egli essenzialmente è il poeta ufficiale della borghesia conservatrice di fine secolo, in quanto essa si riconosceva nei motivi da essa toccata negli atteggiamenti verso la vita: la natura e l’arte; e la sua poesia diviene il paradigma, nell’Italia di fine secolo, dell’idea stessa di poesia (oggi il suo valore è stato drasticamente ridimensionato.

LA PRIMA FASE DELLA PRODUZIONE CARDUCCIANA
-          Juvenilia e levia gravia: sono poco più che esercizi poetici e riproducono autori della tradizione italiana da Dante a Foscolo, in direzione contraria a quella del romanticismo; sono ricchi di riferimenti mitologici e termini aulici.

-          Giambi ed Epodi: una raccolta di poesia in cui Carducci sfoga le sue ire di democratico e anti-clericale, contro “l’Italietta” del presente, la classe politica inetta corrotta e contro la tirannide papale; in opposizione a questa realtà egli evoca il risorgimento e gli eroi come Garibaldi; il linguaggio si allontana dall’aulicità dei classici e ricorre a termini della lingua parlata ed ha un ritmo spezzato. (Orazio)

-          Inno a Satana: è la poesia in cui si esprime il violento anti-clericalismo di Carducci, il disdegno della superstizione religiosa in nome della ragione e del progresso.

LE RIME NUOVE
Nascono da spunti intimi e privati. Sono accumunate dalle scelte metriche che si rifanno alle forme tradizionali della lirica italiana, caratterizzata dalla rima.
una cospicua parte è ispirata dalla letteratura: liriche dedicate ad Omero, Dante, Petrarca; sono le poesie tipiche del poeta “professore”.
vi sono poi poesie in cui vengono rievocati eventi storici, o atmosfere del passato; la rievocazione si anima sempre nel confronto con la mediocrità del presente, contrapposto a età passate di grandi tensioni ideali: la Roma repubblicana, la Rivoluzione Francese, e il Risorgimento Italiano.
vi è un altro gruppo di poesie in cui egli esprime la volontà di fuga in un Ellade mitizzata, per dimenticare la realtà moderna, contaminata. Vi ricompare quel classicismo esotizzante e romantico in cui la rievocazione storica perde quel carattere celebrativo e civile e diviene espressione di un’intima esigenza di evasione del poeta.
affine a quest’ultima tendenza vi è la rievocazione della propria infanzia, vista come un momento libero e gioioso visto in contrapposizione al presente.

ODI BARBARE
Carducci abbandonava i metri tradizionali italiani, cercando di riprodurre quelli classici, per questo di attirò molte critiche, ma col tempo entrò nel gusto corrente del pubblico (imitato anche dal giovane D’Annunzio). Presentano gli stessi motivi delle Rime Nuove, ma si accentuano le tendenze evasive a rifugiarsi del passato.

RIME E RITMI
È l’ultima raccolta di poesie e contiene soprattutto Odi celebrative, che sono quelle che consacrano Carducci come poeta ufficiale dell’Italia post-unitaria; la lirica si avvicina alle soluzioni della lirica decadente, in quanto esprime una interiorità inquieta e leggermente smarrita.

CARDUCCI CRITICO E PROSATORE

Egli fu sempre uno studioso delle letteratura ed un critico; fu ostile alla critica di De Sanctis, sostanzialmente idealista, in quanto la sua metodologia era collegata al positivismo. Egli fece parte della così detta “Critica Storica”, che più che all’interpretazione dei testi soggettiva, puntava alla ricostruzione scientifica dei fatti e all’analisi delle forme linguistiche e metriche.
egli pronunciò anche numerosi discorsi ufficiali.

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