giovedì 29 gennaio 2015

Giovanni Verga - Vita - Opere - Pensiero

VITA
Giovanni Verga nacque nel 1840 a Catania da una famiglia di agiati proprietari terrieri; compì i primi studi presso maestri privati e ne fu influenzato soprattutto per quanto riguarda il patriottismo e il gusto letterario romantico. Si iscrisse alla facoltà di legge a Catania, ma senza concludere i corsi, per dedicarsi al lavoro letterario e al giornalismo.
Questa formazione irregolare lo discosta dalla tradizione di autori che possedeva una profonda cultura umanista, infatti, la sua formazione comprende gli scrittori francesi moderni e i romanzi storici italiani.
Nel 1865 rendendosi conto che per divenire uno scrittore di successo era necessario che si allontanasse dai limiti della sua cultura provinciale ed avvicinarsi ad ambienti culturali e letterari più ricchi e dinamici si trasferì prima a Firenze e poi a Milano; quest’ultima era il centro culturale più vivo della penisola e qui entrò in contatto con gli esponenti della scapigliatura e compose gran parte delle sue opere più celebri.
Nel 1893 torna a vivere a Catania definitivamente e si chiude in un silenzio pressoché totale, dedicandosi alla cura delle sue proprietà agricole; questo periodo coincise con un cambiamento delle sue posizioni politiche che si fecero sempre più chiuse conservatrici e nazionalistiche. Morì nel 1922.

ROMANZI PREVERISTI
la sua produzione significativa ha inizio con i romanzi composti a Firenze e poi a Milano. Questi però sono ancora composti in un clima romantico, o tardo-romantico, poiché rappresentano ambienti aristocratici ed è utilizzato un linguaggio emotivo ed enfatico (lontani dal modello del naturalismo francese).
·       Storia di una capinera: è un romanzo sentimentale che narra di un amore impossibile e di una monacazione forzata e gli assicura un primo e duraturo successo;
·       Eva: la giovane di un giovane pittore siciliano che a Firenze brucia le sue ambizioni e i suoi ideali nell’amore per una ballerina simbolo della corruzione dell’età materialistica;
·       Eros: storia del progressivo inaridirsi di un giovane aristocratico corrotto dalla società materialistica;
·       Tigre reale: che segue il traviamento di un giovane innamorato di una “donna fatale” e segue il suo percorso di redenzione.

LA SVOLTA VERISTA
dopo un silenzio di tre anni, nel 1878, verga pubblica un racconto che si discosta dalla materia e dal linguaggio delle precedenti opere:  “Rosso Malpelo”, che narra la storia di un garzone di miniera che vive in un ambiente duro e disumano , narrato con un linguaggio nudo, che riproduce il modo di raccontare della narrazione popolare ed è la prima opere verista di verga, anche se due anni prima, aveva pubblicato la novella “Nedda” , che descriveva la vita miserevole di una bracciante( e non più la vita della borghesia); ma è ancora estranea all’impersonalità verista e conserva toni melodrammatici.
Questo cambio di temi e linguaggio spesso è stato interpretato come una “conversione radicale”, ma in realtà verga si era sempre proposto di dipingere il “vero”, però inizialmente possedeva strumenti approssimativi e inadatti. E, inoltre, la svolta verista non va interpretata in senso moralistico, in quanto egli non induce a cercare autenticità e serietà di vita tra gli umili, ma le basse sfere sono il punto di partenza del suo studio dei meccanismi della società che in esse sono meno complessi.

LA TECNICA
alla base del nuovo metodo narrativo vi è il concetto dell’impersonalità e della regressione.
·       Impersonalità: egli afferma che non solo ciò che viene raccontato sia reale e documentato, ma raccontato in modo da porre il lettore faccia a faccia col fatto, tale che non abbia l’impressione di vederlo attraverso la lente dello scrittore; per questo motivo lo scrittore deve “eclissarsi” e non comparire con le sue reazioni soggettive, riflessioni o spiegazioni; il lettore avrà l’impressione di non sentire un racconto di fatti, ma di assistere a fatti che si svolgono sotto i suoi occhi. E a tal fine deve essere introdotto nel mezzo degli avvenimenti senza che nessuno gli spieghi gli antefatti, o gli tracci un profilo dei personaggi. Verga ammette che questo può creare una certa confusione nel lettore, ma a suo avviso solo così si può creare l’illusione concreta della realtà.

·       Regressione: l’autor e deve mettersi nelle vesti dei personaggi, vedere le cose con i loro occhi ed esprimerle con le loro parole, quindi non si tratta di un narratore onnisciente tradizionale, ma è più tosto una voce che si colloca all’interno del discorso rappresentato e allo stesso livello dei personaggi, si mimetizza tra di esse ed adotta il loro modo di pensare e sentire. Questo anonimo narratore non informa né sul carattere e sulla storia dei personaggi, né sui luoghi in cui si svolge l’azione, ma ne parla come se si rivolgesse ad un pubblico che ha sempre conosciuto quelle persone e quei luoghi.

·       Il discorso indiretto libero: le parole dei personaggi sono riportate in terza persona, ma è riprodotto il loro modo di parlare e di pensare.
Un esempio della tecnica verghiana è l’introduzione di “Rosso Malpelo”, in cui il narratore afferma: <<malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; e aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo>>. La logica che sta dietro questa affermazione non è certo quella di un intellettuale borghese quale era verga, ma rivela una visione primitiva e superstiziosa della realtà.
Di conseguenza anche il linguaggio utilizzato nelle varie opere veriste è spoglio e povero, ricco di modi di dire, paragoni e proverbi, caratterizzato da una sintassi elementare a volte scorretta che presenta la classica struttura dialettale (anche se egli non utilizza mai il dialetto, e se deve citare un termine dialettale lo evidenzia attraverso il corsivo).

IDEOLOGIA
la tecnica impersonale non è frutto di una tecnica casuale, ma scaturisce da una visione del mondo pessimistica, verga infatti ritiene che l’autore debba eclissarsi dall’opera perché non ha il diritto di giudicare i fatti, perché egli crede che la società umana sia dominata dalla lotta per la lotta della vita (Darwin), per cui il più forte schiaccia necessariamente il più debole. La generosità disinteressata, l’altruismo, la pietà sono solo valori ideali, che non trovano posto nella realtà effettiva oppressa dall’egoismo; questa è una legge di natura immodificabile. Ma se per verga la realtà è senza possibilità di modificazioni, non è legittimo per lo scrittore che la rappresenta, proporre giudizi, perché un giudizio mira ad un miglioramento, ma se è impossibile modificare l’esistente, ogni motivo giudicante è inutile e privo di senso e allo scrittore non resta che riprodurre la realtà così com’è e studiarla.
La visione della realtà statica non implica affatto un’accettazione acritica della realtà esistente in quanto il pessimismo consente a Verga a cogliere lucidamente ciò che vi è di negativo nella realtà, liberandosi da quei miti che trionfano nella letteratura contemporanea, tra i quali il mito del progresso e il mito del popolo. Pur rappresentando il mondo popolare è molto lontano dalla rappresentazione patetica e lacrimevole; Verso il progresso si pone in termini conoscitivi e osservativi, e pur sottolineando la negatività del progresso moderno non contrappone ad esso il mito della campagna, dato che anch’essa è retta dalle stesse leggi del mondo moderno (lotta per la sopravvivenza).

DIFFERENZA TRA NATURALISMO ZOLIANO E VERISMO DI VERGA
vi è una profonda differenza che separa il verismo di Verga e il naturalismo di Zola:
·       Tecniche narrative: nei romanzi di Zola la voce narrante interviene spesso con giudizi sia impliciti che espliciti, dal punto di vista secondo il codice morale borghese dell’autore; in oltre Zola è estraneo alla tecnica della regressione, l’impersonalità per Zola significa assumere il distacco dello scienziato, che si allontana dall’oggetto per osservarlo dall’esterno e dall’alto, mentre per Verga significava eclissarsi\immergersi nell’oggetto. (Tecniche narrative di Verga)

·       Ideologie: queste tecniche narrative sono evidentemente conseguenze di ideologie diverse, Zola crede che la scrittura possa contribuire a cambiare la realtà; Verga ritiene che la realtà sia immodificabile

·       Contesto di provenienza: le diverse ideologie riflettono il diverso di provenienza dei due scrittori, Zola appartiene alla realtà dinamica della Francia, dove si registra un forte sviluppo economico, Verga appartiene alla realtà arretrata e statica del meridione d’Italia.

VITA DEI CAMPI
la nuova impostazione narrativa inaugurata da “Rosso Malpelo” è continuata in una raccolta di racconti, “vita dei campi” (cavalleria rusticana, Jeli il pastore fantasticheria ecc.). Ma in queste novelle si può trovare traccia di un atteggiamento ancora romantico, soprattutto per quanto riguarda l’individuo “diverso” e il contesto sociale che lo rifiuta e lo espelle. In questo periodo sussiste in verga una contraddizione tra tendenze romantiche e tendenze veriste, che troverà soluzione nei “Malavoglia”.

IL CICLO DEI VINTI
parallelamente alle novelle Verga concepisce anche il disegno di un ciclo di romanzi, avendo la volontà di tracciare un quadro sociale della vita italiana moderna, passando in rassegna tutte le classi sociali. Verga è convinto della teoria della selezione naturale Darwiniana secondo cui il più forte trionfa schiacciando i più deboli; egli però non intende soffermarsi sui vincitori, ma sui vinti. Si trattava di una raccolta che avrebbe dovuto comprendere 5 romanzi che studiassero le diverse classi sociali, partendo dai ceti umili, nei quali il meccanismo sociale è meno complesso, nei “malavoglia” alla borghesia di provincia (mastro don Gesualdo), all’aristocrazia (la duchessa di Leyra), all’ambizione politica (l’onorevole Scipioni) e artistica (l’uomo di lusso). Anche lo stile e il linguaggio avrebbero dovuto modificarsi gradatamente in questa scala ascendente.

-I MALAVOGLIA

TRAMA
è la storia dei Toscano soprannominati i “malavoglia” una famiglia di pescatori siciliani, che possiedono un’abitazione, detta la “casa del nespolo” e una barca, chiamata “provvidenza” che consentono loro una vita serene. Ad un certo punto il giovane Ntoni, figlio di Bastianazzo e nipote di padron ‘Ntoni deve partire per il servizio militare. La famiglia si trova in difficoltà, dovendo pagare un lavoratore. A ciò si aggiunge una cattiva annata per la pesca e il fatto che la figlia maggiore Mena abbia bisogno della dote per sposarsi. Padron ‘Ntoni pensa di intraprendere un piccolo commercio: compra a credito da un usuraio un carico di lupini per rivenderli in un porto vicino. La barca naufraga in una tempesta, Bastianazzo muore e comincia una lunga serie di sventure: la casa viene pignolata, Luca, il secondo genito, muore nella battaglia di Lissa, la madre Maruzza muore e ‘Ntoni, tornato dal servizio militare, non si adatta più a una vita di dure fatiche, frequenta l’osteria e cattive compagnie, è coinvolto nel contrabbando e accoltella una guardia doganale, ottenendo così una condanna. Lia fugge dal paese e finisce in una casa di malaffare. A causa del disonore, Mena non può più sposarsi. Il vecchio padron ‘Ntoni muore e l’ultimo nipote, Alessi, riesce a riscattare la casa del nespolo e ‘Ntoni, uscito di prigione torna una notte in famiglia ma si rende conto di non poter più restare e si allontana per sempre.

CARATTERISTICHE
rappresentano la vita del mondo rurale arcaico, chiuso ai ritmi di vita tradizionale, ma non si tratta di un mondo del tutto idilliaco fuori dalla storia: anzi, il romanzo è proprio la rappresentazione del processo per cui la storia penetra in quel sistema arcaico disgregandone gli equilibri. L’azione ha infatti inizio nel 1863; la storia e la modernità si presentano con la coscrizione obbligatoria che sottrae braccia al lavoro, mettendo in crisi la famiglia, le tasse e la crisi delle pesca.
il personaggio in cui si incarnano e forze disgregatrici della modernità è ‘Ntoni, il quale entra in contatto con la realtà moderna e non può più adattarsi ai ritmi di vita del paese. Alla fine soltanto Alessi riuscirà ricomporre parzialmente il nucleo famigliare, ma il romanzo non si conclude con questa parziale ricomposizione, ma con la partenza di ‘Ntoni dal villaggio e si distacca da quel sistema, allontanandosi verso la realtà del progresso e della storia; questo percorso di allontanamento sarà continuato da Gesualdo.
l’opera è caratterizzata da una costruzione bipolare ed è un romanzo corale: da un lato si collocano i malavoglia, caratterizzati dai valori puri (lo scrittore non sa ancora rinunciare ancora del tutto a certi valori, anche se sa bene che sono puramente ideali e non trovano posto nella realtà); dall’altro lato  vi è la comunità del paese cinica, pettegola e in particolare spiccano personaggi negativi, come l’usuraio crocefisso, padron cipolla, don Silvestro ecc.
questo gioco di punti di vista è importantissimo: l’ottica del paese ha il compito di straniare i valori ideali proposti dai Malavoglia, che visti con gli occhi della collettività appaiono strani.
i Malavoglia sono spesso stati interpretati come la celebrazione del mondo rurale e dei suoi valori, in realtà rappresenta la disgregazione di quel mondo e l’impossibilità di quei valori; Verga non ha nostalgia romantica per la realtà arcaica della compagna, perché quel mondo mitico non è mai esistito in realtà perché è sempre stato dominato dalla stessa legge della lotta per la vita, che regola il mondo del progresso.

MASTRO DON GESUALDO 

TRAMA
Gesualdo Motta, da semplice muratore con la sua intelligenza è arrivato d accumulare una fortuna che dovrebbe essere coronato dal matrimonio con Bianca Trao, discendente di una famiglia nobile in rovina. Nei calcoli di Gesualdo il matrimonio può aprirgli le porte del mondo aristocratico, ma in realtà egli restarà sempre escluso dalla realtà nobiliare, così come fa la stessa moglie e la figlia della moglie, Isabella avuta da un rapporto extra coniugale con un cugino. Gesualdo non trova apprezzamento neppure tra i suoi famigliari, tanto che il padre è geloso della sua fortuna e i fratelli mirano a spogliarlo dei suoi averi. Queste amarezze minano la salute di Gesualdo che si ammala di cancro e muore da solo, accompagnato dall’unica serva che l’ha sempre amato, Diodata.

CARATTERISTICHE
in questo romanzo Verga rimane fedele al principio dell’impersonalità, il livello sociale si è elevato rispetto ai Malavoglia, quello borghese, anche il livello narrativo si innalza.
i Malavoglia era un romanzo corale, mentre in mastro don Gesualdo vi è un unico protagonista, è infatti la storia di un individuo della sua epica ascesa e della sua caduta.
scompare anche la bipolarità tipica dei malavoglia, infatti, il conflitto tra i due poli si interiorizza in un unico personaggio, Gesualdo, che pur dedicando tutta la sua vita alla conquista della “roba” conserva il bisogno di relazioni umane autentiche, ma non arriva mai a praticare fino in fondo questi ultimi valori e gli impulsi generosi sono sempre generati dall’interesse. A negare i valori è il personaggio stesso, che potrebbe esserne il portatore. Il frutto della scelta di Gesualdo in favore della “roba” è un totale fallimento esistenziale, Gesualdo è un vincitore sul piano materiale, ma un vinto sul piano umano, infatti da essa Gesualdo non ha ricavato che odio, amarezza e dolore. Ma a differenza di Mazzarò (novella “la roba”) che non era in grado di rendersi conto dell’inutilità di una vita spesa ad accumulare ricchezze, tanto che in punto di morte voleva portare con se la roba nell’aldilà, Gesualdo assume coscienza del totale fallimento della sua ambizione.
Gesualdo è un personaggio moderno, un self-made man che si costruisce da se il proprio destino.

L’ultimo Verga
nel progetto del “Ciclo dei vinti” Verga avrebbe dovuto comporre gli altri 3 romanzi. “Della duchessa di Leyra” egli compose solo il primo capitolo e gli altri due non saranno neppure affrontati. Le ragioni dell’interruzione non sono facili da definire, probabilmente dovettero combinarsi tra loro l’inaridimento dell’ispirazione, la stanchezza dello scrittore, ormai vecchio, la difficoltà di affrontare con il metodo prescelto gli ambienti dell’alta società.
negli ultimi anni si dedicherà al teatro facendo rappresentare il dramma “Dal tuo al mio” incentrato sullo sciopero di solfatari e sulla figura di un operaio che sposato con la figlia del padrone, per i suoi interessi tradisce i suoi compagni.

IDEALE DELL’OSTRICA
Verga crede che tutti coloro che cercheranno di cambiare le proprie origini influenzati dalla crescente innovazione tecnologica si troveranno sommersi dalla potente marea delle innovazioni che li trascinerà via portandoli in rovina.
Significato dell’ostrica: L’ostrica sta attaccata allo scoglio ma se si stacca viene inghiottita dal pesce più grosso; l'uomo che sfida la società e perde viene inghiottito da quest'ultima così nei Malavoglia coloro che hanno tentato di vincere la società cercando di diventare ricchi hanno perso tutto è un ragionamento molto importante che influenzerà molti scrittori italiana.
Nei malavoglia Ntoni cerca di cambiare la propria realtà lasciando in disparte il commercio che ha consentito alla sua famiglia di sopravvivere per tanto tempo e si è ritrovato in rovina.


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