Giovan Battista Marino nacque a Napoli nel
1569. A vent’anni abbandonò gli studi legali per dedicarsi all’attività
letteraria. Venne incarcerato diverse volte, per aver sedotto una ragazza,
falsificato documenti.
Tra le prime opere ricordiamo “le rime”, che
gli valsero un impiego presso il
cardinale Pietro Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIII, grazie al quale
entrò in contatto con diversi gruppi di poeti e artisti innovativi e ottenne il
titolo di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Successivamente fu accolto alla corte parigina
di Maria d’ Medici, dove venne osannato come il più grande poeta vivente e
ottenne una pensione che gli permise di dedicarsi interamente alla produzione letteraria. Tra le opere
ricordiamo:
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La Lira: raccolta di poesie
amorose, encomiastiche e sacre.
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La Galeria: raccolta di
componimenti dedicati alla descrizione di quadri e sculture.
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La Scampogna: raccolta di idilli
mitologici e pastorali.
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L’adone: poema mitologico.
Dopo essere tornato a Napoli trascorse gli ultimi
anni della sua vita, prima di morire nel 1625.
LE
RAGIONI DEL SUCCESSO
Il motivo per cui Marino divenne uno dei poeti più ammirati
della sua generazione e della tradizione barocca, fu soprattutto la sua grande ambizione: i mezzi che adottò per perseguire i suoi scopi sono soprattutto nella propria abilità nel saper amministrare le relazioni strette con i maggiori esponenti della letteratura vecchia e nuova e una serie di polemiche e scandali, ben sfruttati per mantenere su di sé l’attenzione. La sua opera, comunque, non avrebbe riscosso tanto successo se egli non avesse risposto alle mutate esigenze sociali e civili del nuovo secolo.
della sua generazione e della tradizione barocca, fu soprattutto la sua grande ambizione: i mezzi che adottò per perseguire i suoi scopi sono soprattutto nella propria abilità nel saper amministrare le relazioni strette con i maggiori esponenti della letteratura vecchia e nuova e una serie di polemiche e scandali, ben sfruttati per mantenere su di sé l’attenzione. La sua opera, comunque, non avrebbe riscosso tanto successo se egli non avesse risposto alle mutate esigenze sociali e civili del nuovo secolo.
Egli diede lugo a un processo di rinnovamento
stilistico e tematico, trovando anche opposizione nella Chiesa, che aveva colto
il carattere materialistico delle sue opere come ad esempio “L’Adone”, che egli
stesso presentava come contrapposizione alla “Gerusalemme liberata” e che venne
incluso nell’Indice dei libri proibiti.
La sua fama inoltre deriva dal saper
riutilizzare tutto il materiale letterario disponibile, preferendo fonti meno
note della tradizione classica e nuove opere dei contemporanei, per creare
un’opera nuova.
Venne inoltre spesso accusato di plagio, e a
queste accuse rispondeva di aver
imparato a leggere con il rampino, cioè di appuntare tutto ciò che riteneva
valido in un quaderno di appunti e riutilizzarlo.
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