LA VITA
Niccolò Foscolo (Ugo) nacque il 6 febbraio 1778 a Zante, una delle Isole Ionie, possedimento della Repubblica veneta da padre italiano e madre greca. Il fatto di essere nato in terra greca rivestì molta importanza per il poeta che si trovava legato alla civiltà classica. L’isola natia rimase sempre nella sua memoria e fu cantata più volte nella sua poesia; anche se, dopo la precoce morte del padre, trovandosi in gravi difficoltà economiche, fu costretto a trasferirsi a Venezia con la madre per trovare appoggio presso parenti e amici. Il giovane Foscolo, conoscendo poco la lingua italiana, si gettò negli studi e acquisì una notevole cultura sia classica che contemporanea.
Per quanto riguarda i suoi ideali politici,
egli era vicino ai principi della Rivoluzione francese, questo lo poneva in
contrasto con il governo oligarchico e conservatore della Repubblica di
Venezia,e per questo motivò lasciò presto la città per rifugiarsi sui colli
Euganei.
Nel frattempo le armate napoleoniche
avanzavano nell’Italia e Foscolo, vedendo in Napoleone come portatore di
libertà lo appoggiò componendo anche un’ode “A Bonaparte liberatore”. Essendosi
formato un governo democratico a Venezia egli vi tornò, e partecipò attivamente
alla vita politica. Successivamente al Trattato di Campoformio che cedeva la
Repubblica Veneta all’Austria, però, rimasto profondamente deluso da Napoleone,
vide crollare tutte le sue speranze politiche e si spostò a Milano, dove
conobbe Parini e Monti, grazie al quale
ricevette la cattedra di Eloquenza all’Università di Pavia, ma questa fu presto
soppressa. Nel frattempo Napoleone venne
sconfitto definitivamente a Waterloo, gli Austriaci rientrarono a Milano e gli
venne offerta la direzione di una rivista culturale che cercava di conquistare
il consenso degli intellettuali, ma egli rifiutò per coerenza con le sue
idee. Foscolo allora fuggì da Milano e
andò in esilio in Svizzera e in
Inghilterra. Qui però le sue condizioni economiche si fecero sempre più gravi,
tanto che morì in miseria in un sobborgo di Londra all’età di 49 anni nel 1827.
I suoi resti furono portati in Italia e sepolti in Santa Croce, vicino alle
tombe dei grandi uomini da lui cantati nei “Sepolcri”.
LA CULTURA E LE IDEE
Nella formazione di Foscolo convergono le
componenti tipiche della cultura del suo tempo: la cultura classica, le prime
sollecitazioni romantiche e rimanenze dell’Illuminismo settecentesco.
La sua prima formazione letteraria fu di gusto
arcadico, al quale si aggiunse il modello dei grandi classici latini, greci e
italiani (Dante, Petrarca). Tra i moderni, egli guardava con ammirazione
soprattutto Alfieri, Parini, Goethe e Rousseau il quale influenzò le sue idee
politiche: egli infatti abbracciava posizioni giacobine, democratiche e
egualitarie. Da Rousseau inoltre riprese il culto della natura e il culto della
passionalità. Foscolo però si staccherà presto da questi principi abbracciando
concezioni pessimistiche riprese da Machiavelli e Hobbes, credendo cioè
all’originaria malvagità dell’uomo, in perenne conflitto con altri uomini per
imporre il proprio dominio.
A questo pessimismo contribuisce anche il
materialismo, ripreso da Epicuro e Lucrezio, che consisteva nella negazione del
trascendente e della sopravvivenza dell’anima dopo la morte, la quale segna
l’annientamento dell’individuo.
Egli inoltre assegna all’arte e alla
letteratura il compito di depurare l’animo dell’uomo dalle passioni e dalle
angosce del vivere, rendendolo più umano; hanno quindi una funzione
civilizzatrice.
LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS
Fu la sua prima opera importante; un’opera
giovanile che comunque egli sentì come
centrale nella sua esperienza, infatti vi ritornò a più riprese e a distanza di
parecchi anni.
Si tratta di un romanzo epistolare, una forma
letteraria di grande fortuna a livello europeo (Rousseau, Goethe), in cui il
protagonista scrive all’amico Lorenzo Alderani.
Il romanzo è autobiografico, infatti possiamo
trovare parecchie analogie tra la vita di Jacopo e quella di Foscolo: Jacopo è
un giovane patriota che dopo il trattato di Campoformio si rifugia sui colli
Euganei per sfuggire alle persecuzioni. Qui si innamora di Teresa, ma la
giovane è già promessa ad Odoardo, antitesi di Jacopo. La disperazione amorosa
e politica lo spinge ad un pellegrinaggio per l’Italia ma, dopo aver appreso
del matrimonio della donna, si reca a visitare la madre e poco dopo si uccide.
L’intreccio è ispirato al Werther: un giovane
si innamora di una donna già destinata ad un altro; ma anche il nucleo tematico
profondo, richiama quello del romanzo di Goethe: un giovane intellettuale in
conflitto con un contesto sociale in cui non può inserirsi (temi che anticipano
la cultura romantica).
Tuttavia vi sono diverse differenze tra i due
romanzi: mentre il Werther è un dramma sociale, in quanto il protagonista non
trova il suo posto nella società, il dramma di Jacopo non è tanto l’urto contro
l’assetto sociale, ma il senso angoscioso di una mancanza, il non avere una
patria. Il dramma nasce dalla delusione rivoluzionaria, di vedere tradite tutte
le speranze patriottiche e democratiche e dal vedere la libertà finire in
tirannide; l’unica via che si offre a Ortis per uscire da questa situazione
negativa, insostenibile e immodificabile è la morte. L’ortis però non
dev’essere intesa solo come un’opera nichilistica: al suo interno infatti si
trova già una ricerca di valori positivi (la famiglia, gli affetti, la
tradizione italiana, l’eredità classica e la poesia).
Inoltre, a differenza dei romanzi di Goethe e
Rousseau, non vi è nel romanzo
foscoliano un interesse narrativo a costruire un intreccio di eventi; l’opera
appare infatti come un lungo monologo in cui l’eroe si confessa e si abbandona
a una lunga serie di meditazioni filosofiche e politiche.
L’opera è scritta in uno stile aulico, la
sintassi è complessa sul modello greco.
POESIE
Foscolo cominciò a scrivere sin da ragazzo
odi, sonetti e canzoni come esercizi letterari. Fece poi una scelta rigorosa di
tutta questa produzione, pubblicando le “Poesie” che comprendevano due odi e
dodici sonetti.
ODI: A
Luigia Pallavicini caduta da cavallo e all’amica risanata risalgono al periodo
della scrittura dell’Ortis, ma rappresentano tendenze opposte: queste infatti
rappresentano le tendenze neoclassiche del Foscolo. Al centro di entrambe vi è
il vagheggiamento della bellezza femminile ma, mentre la prima ha un carattere
di omaggio galante alla bella donna, “All’amica risanata”, si propone come un
discorso filosofico sulla bellezza ideale e sul suo effetto di purificare
l’animo. In entrambe ricorrono
continuamente rimandi mitologici e il
lessico è aulico, sublime che richiama il periodare classico. Tuttavia Foscolo
si allontana da classicismo arcadico fine a se stesso, in quanto nasce da un
momento storico tormentato e violento e dal bisogno di contrapporre ad esso valori
superiori.
SONETTI: i sonetti sono più vicini alla
materia autobiografica. Essi riprendono
il modello di altri poeti , tra i quali Petrarca e i poeti latini. “Alla
Sera”, “ A Zacinto” e “In morte del Fratello Giovanni” sono sicuramente i
sonetti più celebri nei quali le inquietudini personali di Foscolo si
inseriscono in un perfetto equilibrio formale: egli infatti reinventa la classica forma del sonetto e riprende le
stesse tematiche dell’Ortis (conflitto con il tempo presente, il nulla eterno
come unica alternativa, il rapporto con la terra materna, l’esilio). Ricompare
dunque il motivo nichilistico, ma anche la ricerca di valori positivi, che era
già in atto e che nei “Sepolcri” troverà il suo culmine.
Dei Sepolcri
I “Sepolcri” sono un poemetto in endecasillabi
sciolti, che Foscolo definisce “carme”, sotto forma di epistola poetica
indirizzata all’amico Ippolito Pindemonte. L’idea scaturita da un editto napoleonico che
imponeva le sepolture fuori dai centri abitati; questa però fu solo lo stimolo esterno
per concludere una meditazione che era stata centrale nell’esperienza dello
scrittore. Sai può infatti scorgere il punto terminale della ricerca di un
superamento del nichilismo a cui avevano portato la delusione storica e il
crollo delle speranze rivoluzionarie. Il carme ha al centro il motivo della morte,
ma è superata l’idea che essa sia un nulla eterno e Foscolo le contrappone
l’illusione di una sopravvivenza dopo la morte,
garantita dalla tomba che conserva il ricordo del defunto presso i vivi.
L’Ortis però si chiudeva col suicidio del
protagonista, che escludeva ogni possibilità d’intervento in una situazione
bloccata, nei “Sepolcri” invece, Foscolo introduce la prospettiva di un
riscatto dell’Italia dalla miseria presente grazie alla funzione esercitata
dalle memorie di un passato di grandezza, tenute vive dal culto delle tombe. Il
suo carme dunque, a differenza della poesia sepolcrale inglese di Young e Gray,
è poesia civile.
Il carme si presenta come una densa
meditazione filosofica e politica, essa però non è esposta in forma argomentativa,
bensì attraverso una serie di figurazioni e di miti.
Il linguaggio è estremamente aulico, la
struttura è rigorosa e armonica, ma fortemente ellittica, tanto che il poeta
stesso ne ha tracciato una sintesi schematica. Per quanto riguarda la
prospettiva spaziale si pazssa dallo spazio ristretto e appartato della tomba
alla prospettiva immensa della terra e del mare in cui la morte semina le
infinite ossa degli uomini. In quest’opera egli inoltre critica il fatto che
Parini sia stato sepolto in un cimitero comune e non tra i grandi all’interno
di Santa Croce.
Le Grazie
Foscolo lavorò al progetto delle Grazie per un
lungo arco di anni, senza mai portarlo a compimento. L’opera è dedicata allo
scultore Antonio Canova, massimo esponente del neoclassicismo in Italia, che
stava, in quegli anni lavorando al gruppo marmoreo delle Grazie. Lo scopo
dell’opera, come egli stesso afferma nella “Dissertazione di un antico inno
alle Grazie”, era idoleggiare tutte le idee metafisiche sul bello. Il progetto
originario era caratterizzato da un unico inno, ma alla fine, si articolerà in
tre inni , dedicati rispettivamente a: Venere (dea della bellezza e della
natura, fonte di consolazione per l’uomo), Vesta (dea del focolare domestico,
rappresenta il valore della famiglia), e Pallade (dea della sapienza e
dell’arte, che migliora le condizioni dell’uomo). Le Grazie sono dee intermedie
tra il cielo e la terra e hanno il compito di suscitare negli uomini i
sentimenti più puri e elevati attraverso il senso della bellezza, inducendoli a
superare la feroce bestialità della loro natura originaria; tema comunque caro
alla cultura neoclassica. Il disegno concettuale, richiama quello delle odi:
l’opera è infatti incentrata intorno all’idea della bellezza e dell’armonia.
Anche dal punto di vista stilistico, con la musicalità del verso, egli ricrea
appunto un’estrema armonia musicale.
L’opera potrebbe far pensare a un’involuzione
puramente contemplativa e evasiva, la fuga in un sogno remoto dalla realtà e
dalla storia. In realtà Foscolo fa costantemente riferimento alla realtà
attuale (ad esempio alle guerre imperialistiche di Napoleone), quindi l’elogio
della bellezza assume un senso solo in riferimento a quel terreno storico che
egli critica: il presente.
Vediamo dunque che le due tendenza, romantiche
e neoclassiche, malgrado l’apparenza non sono contraddittorie, ma scaturiscono
da una stessa radice: il rapporto traumatico con il “reo tempo”. Le tendenze romantiche sono
l’espressione diretta della delusione storica; mentre le tendenze neoclassiche
sono il tentativo di opporre a tutto ciò un mondo alternativo di equilibrio,
armonia e bellezza.
ALTRI SCRITTI LETTERARI
Un anello essenziale per comprendere il
passaggio dalla passionalità dell’Ortis alla pacatezza delle Grazie, è la traduzione del “Viaggio sentimentale” di
Sterne, accompagnato dalla “Notizia intorno a Didimo Chierico”. Foscolo infatti
attribuisce la traduzione a un personaggio nuovo, Didimo Chierico (Didimo=grammatico
dell’antica Grecia – Chierico = era stato avviato al sacerdozio ma non aveva
preso gli ordini sacri), alter ego di Foscolo, considerato un anti-Ortis; egli
tende a dominare le passioni e quel poco che ne traspare sembra soltanto “calore di fiamma lontana”,
pur mantenendo gli ideali dell’eroe giovanile (l’amor di patria, il senso fiero
della propria indipendenza e libertà).
Aiace: tragedia, nella quale si colloca da un lato il mondo feroce della
politica, dall’altro l’aspirazione ad una società liberata dall’ odio e dalla
violenza.
Tieste: ambientazione greca (Seneca, Alfieri)
Ricciarda: ambientazione medievale
Ipercalisse: riprendendo la figura di Didimo Chierico, fa una satira contro i
letterati milanesi. Il titolo richiama quello dell’apocalisse biblica,
utilizzato come modello per quanto riguarda la lingua, il latino biblico, che
allude al carattere oscuro delle allusioni.
SCRITTI CRITICI E FILOLOGICI
Corpus
filologico della “Chioma di Berenice” di Callimaco, tradotta in latino da
Catullo.
Orazione
inaugurale: contiene l’esortazione alla riscoperta
delle memorie nazionali per costruire una coscienza civile e patriottica.
Scritti
critici su Dante, Petrarca e Boccaccio.
Della
nuova scuola drammatica in Italia: prese posizione
polemica contro la scuola romantica, condannando le tragedie di Manzoni,
rifiutando la poetica del vero.
Nessun commento:
Posta un commento