giovedì 29 gennaio 2015

Ugo Foscolo - Vita - Opere - Pensiero

LA VITA

Niccolò Foscolo (Ugo) nacque il 6 febbraio 1778 a Zante, una delle Isole Ionie, possedimento della Repubblica veneta da padre italiano e madre greca. Il fatto di essere nato in terra greca rivestì molta importanza per il poeta che si trovava legato alla civiltà classica. L’isola natia rimase sempre nella sua memoria e fu cantata più volte nella sua poesia; anche se, dopo la precoce morte del padre, trovandosi in gravi difficoltà economiche, fu costretto a trasferirsi a Venezia con la madre per trovare appoggio presso parenti e amici. Il giovane Foscolo, conoscendo poco la lingua italiana, si gettò negli studi e  acquisì una notevole cultura sia classica che contemporanea.
Per quanto riguarda i suoi ideali politici, egli era vicino ai principi della Rivoluzione francese, questo lo poneva in contrasto con il governo oligarchico e conservatore della Repubblica di Venezia,e per questo motivò lasciò presto la città per rifugiarsi sui colli Euganei.
Nel frattempo le armate napoleoniche avanzavano nell’Italia e Foscolo, vedendo in Napoleone come portatore di libertà lo appoggiò componendo anche un’ode “A Bonaparte liberatore”. Essendosi formato un governo democratico a Venezia egli vi tornò, e partecipò attivamente alla vita politica. Successivamente al Trattato di Campoformio che cedeva la Repubblica Veneta all’Austria, però, rimasto profondamente deluso da Napoleone, vide crollare tutte le sue speranze politiche e si spostò a Milano, dove conobbe Parini e Monti,  grazie al quale ricevette la cattedra di Eloquenza all’Università di Pavia, ma questa fu presto soppressa. Nel  frattempo Napoleone venne sconfitto definitivamente a Waterloo, gli Austriaci rientrarono a Milano e gli venne offerta la direzione di una rivista culturale che cercava di conquistare il consenso degli intellettuali, ma egli rifiutò per coerenza con le sue idee.  Foscolo allora fuggì da Milano e andò in esilio in Svizzera e  in Inghilterra. Qui però le sue condizioni economiche si fecero sempre più gravi, tanto che morì in miseria in un sobborgo di Londra all’età di 49 anni nel 1827. I suoi resti furono portati in Italia e sepolti in Santa Croce, vicino alle tombe dei grandi uomini da lui cantati nei “Sepolcri”.

LA CULTURA E LE IDEE

Nella formazione di Foscolo convergono le componenti tipiche della cultura del suo tempo: la cultura classica, le prime sollecitazioni romantiche e rimanenze dell’Illuminismo settecentesco.
La sua prima formazione letteraria fu di gusto arcadico, al quale si aggiunse il modello dei grandi classici latini, greci e italiani (Dante, Petrarca). Tra i moderni, egli guardava con ammirazione soprattutto Alfieri, Parini, Goethe e Rousseau il quale influenzò le sue idee politiche: egli infatti abbracciava posizioni giacobine, democratiche e egualitarie. Da Rousseau inoltre riprese il culto della natura e il culto della passionalità. Foscolo però si staccherà presto da questi principi abbracciando concezioni pessimistiche riprese da Machiavelli e Hobbes, credendo cioè all’originaria malvagità dell’uomo, in perenne conflitto con altri uomini per imporre il proprio dominio.
A questo pessimismo contribuisce anche il materialismo, ripreso da Epicuro e Lucrezio, che consisteva nella negazione del trascendente e della sopravvivenza dell’anima dopo la morte, la quale segna l’annientamento dell’individuo.
Egli inoltre assegna all’arte e alla letteratura il compito di depurare l’animo dell’uomo dalle passioni e dalle angosce del vivere, rendendolo più umano; hanno quindi una funzione civilizzatrice.

LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS

Fu la sua prima opera importante; un’opera giovanile  che comunque egli sentì come centrale nella sua esperienza, infatti vi ritornò a più riprese e a distanza di parecchi anni.
Si tratta di un romanzo epistolare, una forma letteraria di grande fortuna a livello europeo (Rousseau, Goethe), in cui il protagonista scrive all’amico Lorenzo Alderani.
Il romanzo è autobiografico, infatti possiamo trovare parecchie analogie tra la vita di Jacopo e quella di Foscolo: Jacopo è un giovane patriota che dopo il trattato di Campoformio si rifugia sui colli Euganei per sfuggire alle persecuzioni. Qui si innamora di Teresa, ma la giovane è già promessa ad Odoardo, antitesi di Jacopo. La disperazione amorosa e politica lo spinge ad un pellegrinaggio per l’Italia ma, dopo aver appreso del matrimonio della donna, si reca a visitare la madre e poco dopo si uccide.
L’intreccio è ispirato al Werther: un giovane si innamora di una donna già destinata ad un altro; ma anche il nucleo tematico profondo, richiama quello del romanzo di Goethe: un giovane intellettuale in conflitto con un contesto sociale in cui non può inserirsi (temi che anticipano la cultura romantica).
Tuttavia vi sono diverse differenze tra i due romanzi: mentre il Werther è un dramma sociale, in quanto il protagonista non trova il suo posto nella società, il dramma di Jacopo non è tanto l’urto contro l’assetto sociale, ma il senso angoscioso di una mancanza, il non avere una patria. Il dramma nasce dalla delusione rivoluzionaria, di vedere tradite tutte le speranze patriottiche e democratiche e dal vedere la libertà finire in tirannide; l’unica via che si offre a Ortis per uscire da questa situazione negativa, insostenibile e immodificabile è la morte. L’ortis però non dev’essere intesa solo come un’opera nichilistica: al suo interno infatti si trova già una ricerca di valori positivi (la famiglia, gli affetti, la tradizione italiana, l’eredità classica e la poesia).
Inoltre, a differenza dei romanzi di Goethe e Rousseau,  non vi è nel romanzo foscoliano un interesse narrativo a costruire un intreccio di eventi; l’opera appare infatti come un lungo monologo in cui l’eroe si confessa e si abbandona a una lunga serie di meditazioni filosofiche e politiche.
L’opera è scritta in uno stile aulico, la sintassi è complessa sul modello greco.

POESIE

Foscolo cominciò a scrivere sin da ragazzo odi, sonetti e canzoni come esercizi letterari. Fece poi una scelta rigorosa di tutta questa produzione, pubblicando le “Poesie” che comprendevano due odi e dodici sonetti.
ODI:  A Luigia Pallavicini caduta da cavallo e all’amica risanata risalgono al periodo della scrittura dell’Ortis, ma rappresentano tendenze opposte: queste infatti rappresentano le tendenze neoclassiche del Foscolo. Al centro di entrambe vi è il vagheggiamento della bellezza femminile ma, mentre la prima ha un carattere di omaggio galante alla bella donna, “All’amica risanata”, si propone come un discorso filosofico sulla bellezza ideale e sul suo effetto di purificare l’animo. In entrambe  ricorrono continuamente  rimandi mitologici e il lessico è aulico, sublime che richiama il periodare classico. Tuttavia Foscolo si allontana da classicismo arcadico fine a se stesso, in quanto nasce da un momento storico tormentato e violento e dal bisogno di contrapporre ad esso valori superiori.
SONETTI: i sonetti sono più vicini alla materia autobiografica. Essi riprendono  il modello di altri poeti , tra i quali Petrarca e i poeti latini. “Alla Sera”, “ A Zacinto” e “In morte del Fratello Giovanni” sono sicuramente i sonetti più celebri nei quali le inquietudini personali di Foscolo si inseriscono in un perfetto equilibrio formale: egli infatti reinventa la  classica forma del sonetto e riprende le stesse tematiche dell’Ortis (conflitto con il tempo presente, il nulla eterno come unica alternativa, il rapporto con la terra materna, l’esilio). Ricompare dunque il motivo nichilistico, ma anche la ricerca di valori positivi, che era già in atto e che nei “Sepolcri” troverà il suo culmine.

Dei Sepolcri

I “Sepolcri” sono un poemetto in endecasillabi sciolti, che Foscolo definisce “carme”, sotto forma di epistola poetica indirizzata all’amico Ippolito Pindemonte. L’idea  scaturita da un editto napoleonico che imponeva le sepolture fuori dai centri abitati; questa però fu solo lo stimolo esterno per concludere una meditazione che era stata centrale nell’esperienza dello scrittore. Sai può infatti scorgere il punto terminale della ricerca di un superamento del nichilismo a cui avevano portato la delusione storica e il crollo delle speranze rivoluzionarie. Il carme ha al centro il motivo della morte, ma è superata l’idea che essa sia un nulla eterno e Foscolo le contrappone l’illusione di una sopravvivenza dopo la morte,  garantita dalla tomba che conserva il ricordo del defunto presso i vivi.
L’Ortis però si chiudeva col suicidio del protagonista, che escludeva ogni possibilità d’intervento in una situazione bloccata, nei “Sepolcri” invece, Foscolo introduce la prospettiva di un riscatto dell’Italia dalla miseria presente grazie alla funzione esercitata dalle memorie di un passato di grandezza, tenute vive dal culto delle tombe. Il suo carme dunque, a differenza della poesia sepolcrale inglese di Young e Gray, è poesia civile.
Il carme si presenta come una densa meditazione filosofica e politica, essa  però non è esposta in forma argomentativa, bensì attraverso una serie di figurazioni e di miti.
Il linguaggio è estremamente aulico, la struttura è rigorosa e armonica, ma fortemente ellittica, tanto che il poeta stesso ne ha tracciato una sintesi schematica. Per quanto riguarda la prospettiva spaziale si pazssa dallo spazio ristretto e appartato della tomba alla prospettiva immensa della terra e del mare in cui la morte semina le infinite ossa degli uomini. In quest’opera egli inoltre critica il fatto che Parini sia stato sepolto in un cimitero comune e non tra i grandi all’interno di Santa Croce.

Le Grazie

Foscolo lavorò al progetto delle Grazie per un lungo arco di anni, senza mai portarlo a compimento. L’opera è dedicata allo scultore Antonio Canova, massimo esponente del neoclassicismo in Italia, che stava, in quegli anni lavorando al gruppo marmoreo delle Grazie. Lo scopo dell’opera, come egli stesso afferma nella “Dissertazione di un antico inno alle Grazie”, era idoleggiare tutte le idee metafisiche sul bello. Il progetto originario era caratterizzato da un unico inno, ma alla fine, si articolerà in tre inni , dedicati rispettivamente a: Venere (dea della bellezza e della natura, fonte di consolazione per l’uomo), Vesta (dea del focolare domestico, rappresenta il valore della famiglia), e Pallade (dea della sapienza e dell’arte, che migliora le condizioni dell’uomo). Le Grazie sono dee intermedie tra il cielo e la terra e hanno il compito di suscitare negli uomini i sentimenti più puri e elevati attraverso il senso della bellezza, inducendoli a superare la feroce bestialità della loro natura originaria; tema comunque caro alla cultura neoclassica. Il disegno concettuale, richiama quello delle odi: l’opera è infatti incentrata intorno all’idea della bellezza e dell’armonia. Anche dal punto di vista stilistico, con la musicalità del verso, egli ricrea appunto un’estrema armonia musicale.
L’opera potrebbe far pensare a un’involuzione puramente contemplativa e evasiva, la fuga in un sogno remoto dalla realtà e dalla storia. In realtà Foscolo fa costantemente riferimento alla realtà attuale (ad esempio alle guerre imperialistiche di Napoleone), quindi l’elogio della bellezza assume un senso solo in riferimento a quel terreno storico che egli critica: il presente.
Vediamo dunque che le due tendenza, romantiche e neoclassiche, malgrado l’apparenza non sono contraddittorie, ma scaturiscono da una stessa radice: il rapporto traumatico con il  “reo tempo”. Le tendenze romantiche sono l’espressione diretta della delusione storica; mentre le tendenze neoclassiche sono il tentativo di opporre a tutto ciò un mondo alternativo di equilibrio, armonia e bellezza.

ALTRI SCRITTI LETTERARI

Un anello essenziale per comprendere il passaggio dalla passionalità dell’Ortis alla pacatezza delle Grazie, è  la traduzione del “Viaggio sentimentale” di Sterne, accompagnato dalla “Notizia intorno a Didimo Chierico”. Foscolo infatti attribuisce la traduzione a un personaggio nuovo, Didimo Chierico (Didimo=grammatico dell’antica Grecia – Chierico = era stato avviato al sacerdozio ma non aveva preso gli ordini sacri), alter ego di Foscolo, considerato un anti-Ortis; egli tende a dominare le passioni e quel poco che ne traspare  sembra soltanto “calore di fiamma lontana”, pur mantenendo gli ideali dell’eroe giovanile (l’amor di patria, il senso fiero della propria indipendenza e libertà).
Aiace: tragedia, nella quale si colloca da un lato il mondo feroce della politica, dall’altro l’aspirazione ad una società liberata dall’ odio e dalla violenza.
Tieste: ambientazione greca (Seneca, Alfieri)
Ricciarda: ambientazione medievale
Ipercalisse: riprendendo la figura di Didimo Chierico, fa una satira contro i letterati milanesi. Il titolo richiama quello dell’apocalisse biblica, utilizzato come modello per quanto riguarda la lingua, il latino biblico, che allude al carattere oscuro delle allusioni.

SCRITTI  CRITICI E FILOLOGICI

Corpus filologico della “Chioma di Berenice” di Callimaco, tradotta in latino da Catullo.
Orazione inaugurale: contiene l’esortazione alla riscoperta delle memorie nazionali per costruire una coscienza civile e patriottica.
Scritti critici su Dante, Petrarca e Boccaccio.
Della nuova scuola drammatica in Italia: prese posizione polemica contro la scuola romantica, condannando le tragedie di Manzoni, rifiutando la poetica del vero.


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